Le fotografie donatelliane della campagna voluta da Lányi individuate nella fototeca dell’Istituto non si conservano come nucleo a sé stante, ma sono distribuite all’interno dei 13 faldoni del fondo monografico dedicati allo scultore fiorentino. Ad una prima ricognizione, la consistenza della serie è di poco meno di 600 pezzi, corrispondente a quasi i due terzi del totale delle foto di Donatello.
Si tratta di postivi in bianco e nero sviluppati con la tecnica della gelatina ai sali d’argento su carta baritata, il cui stato di conservazione è generalmente buono. Nel complesso, la serie documenta con diversi gradi di dettaglio 25 opere donatelliane: tra i nuclei più rilevanti vi sono quelli riferiti alla cantoria per il duomo fiorentino e ai due pulpiti per la basilica di San Lorenzo, di cui si presentano alcuni esemplari.
La stampa dei positivi conservati in fototeca deve essere stata piuttosto precoce, nella seconda metà degli anni Trenta: tra la realizzazione degli scatti nel 1934-1935 e l’acquisizione della copia della campagna da parte dell’Istituto.
Pur in assenza di documenti specifici, infatti, prendendo a riferimento la data d’inventariazione dei positivi – compresa tra il 1938 ed il 1944 (ad intervalli discontinui) –, possiamo far risalire l’acquisizione al 1938-1939. Una datazione che presuppone una sorta di accordo tra Lányi e l’Istituto, in base a cui lo studioso avrebbe fornito una copia della campagna ancor prima di poterla utilizzare a corredo della monografia cui stava lavorando. Il fatto che allora la fototeca si stesse appena iniziando a formare e non fosse ancora aperta al pubblico poteva forse rappresentare per Lányi una forma di tutela da una più ampia accessibilità. Seguendo questa ipotesi, pare verosimile che il mediatore di questo accordo sia stato Giovanni Poggi, cui Lányi aveva dedicato l’articolo del 1935 sulla Rivista d’arte, esprimendo il suo debito di riconoscenza nei confronti dell’imponente regesto di documenti sul duomo fiorentino da lui pubblicato nel 1909. D’altronde è probabile che il Poggi, in qualità di soprintendente ai Monumenti, abbia agevolato la realizzazione della campagna fotografica voluta da Lányi, autorizzando le riprese nei contesti più diversi e con un importante impegno logistico. Considerato il ruolo centrale di Giovanni Poggi in quei primi anni di vita dell’Istituto – di cui fu consigliere, oltre che membro della commissione per il restauro delle opere della Rinascita e di quella per la fototeca –, non sembra improbabile che l’acquisizione della campagna donatelliana si debba alla sua mediazione.







